Una borsetta modello Kelly di Hermès,una scarpa abbinata con tacco 12, un orologio luccicante in oro.Piccoli indizi di benessere ormai riconoscibili anche a distanza. Sapeva bene come in quella zona le telecamere fossero lontane e, quindi, con pazienza, aspettava che proprio là, in fondo, si liberasse un posto.
Il resto era attesa.Adrenalina in corpo e tanta attesa.
La luce dell’ultimo lampione rischiarava appena il piazzale in asfalto,delimitato da strisce bianche.
Una nuova preda e poi avrebbe cambiato autogrill.
Aveva cominciato a provarci gusto. In più, aveva il vezzo di ritagliare gli articoli dei giornali che lo riguardavano.Cominciava pure ad andarne fiero.
A volte si chiedeva cosa lo spingesse a farlo.
Ma non ne ricavava quasi mai una risposta certa.La prima volta,era successo quasi per caso, nulla di programmato.Ma lo aveva fatto.E si era sentito da Dio, subito dopo. Sorrise appena.
Fuori, intanto,la pioggia batteva di sbieco sulla grande tettoia del Villoresi Est a forma di vulcano, col ritmo di piccole dita tamburellanti.
Dentro la sua Ford grigia,guardò l’orologio e calcolò che la bionda elegante con la borsetta in pelle verde,fosse già dentro da più di mezzora.Aveva imparato ad avere pazienza. Aveva imparato anche a riconoscere i piccoli segnali di tensione e a dominarli. La palpebra che batte impercettibilmente in quel tic involontario. Le mani che sudano. Odiava certe debolezze.Piegò appena la testa e guardò ancora una volta attraverso il vetro della portiera al suo fianco, leggermente abbassato. Aveva smesso di piovere e non voleva che si appannasse.Si assestò al suo posto e sospirò.
Tastò il giornale sul sedile accanto e fu rassicurato nel sentirne sotto la sagoma del coltello.Sbirciò la prima pagina del quotidiano.Sul taglio basso,era riportata la notizia di un nuovo delitto.Il più recente ed ancora irrisolto.Un taglio netto di rasoio alla gola e nessuna traccia. Forse ancora un mancino. Tra le vittime, uomini e donne. Un serial-killer delle Autostrade?-ipotizzava il titolo in neretto.Sorrise.
In un certo senso,anche lui si considerava una sorta di malvivente seriale.
Uno sguardo alla porta scorrevole,strinse gli occhi,poi la riconobbe.
Elegante e sexy,nel suo tailleur attillato,coperto da un cappottino corto.La borsetta verde nell’incavo del braccio piegato e due pacchi con logo Autogrill bene in vista in ciascuna delle mani ornate da gioielli splendenti.
Una vera goduria per gli occhi.
Scostò il giornale e prese il coltello.Tastò con l’altra mano la tasca del giubbotto e appurò se il collant fosse al suo posto.Inspirò.Espirò.Attese che lei si avvicinasse ancora,nascose il coltello dietro,dentro la cintura.
Scese,mentre la donna oltrepassava il retro della sua Ford,con passi sicuri da modella. Le due auto affiancate.Nessuno in vista.Lei azionò il telecomando e si avvicinò al cofano della Bmw.Alzò il bagagliaio.Con cura, sistemò all’interno i pacchi.
Lui,invece,indossò in un attimo la calzamaglia sul viso,poi si avvicinò a lei,senza fiatare.
Gli occhi chiari della donna accolsero con stupore il riflesso della lama che si avvicinava al suo ventre. Aprì la bocca, ma non urlò quando lui poggiò l’indice sul proprio naso, intimandole il silenzio. Con un cenno del capo, lui le indicò la borsetta ed attese che lei la aprisse.
Fu stupito nel vedere che, passato il primo momento di sorpresa, lei seguisse i suoi ordini silenziosi, con dei movimenti lenti e con una calma quasi anomala.
L’avrebbe derubata e poi l’avrebbe lasciata andare, come le altre. Amava giocare con loro come il gatto col topo. Predatore e preda.
Un fremito gli passò lungo le braccia. La vide alzare davanti a sé la borsetta elegante, la mano affusolata e curata sparire all’interno.
Attraverso il velo del collant, lei lo guardò intensamente negli occhi, poi, con un sorriso beffardo, spostò la mano sinistra in un rapido movimento di polso che tagliò appena l’aria.
La luce del lampione si riflesse per un attimo sulla lama del rasoio lucido.
Poi scomparve del tutto tra i rivoli di sangue caldo che colavano dal taglio netto, alla base del collo dell’uomo. Il bordo della camicia si macchiò di un rosso vivo e intenso. Mentre puliva con cura il rasoio, lei notò appena la sua bocca aperta, muta, ansimante sotto la trama della sua ridicola maschera di nylon.
Fredda e risoluta, lo spinse con una mano sul fianco della Ford.
Lui ci scivolò sopra e cadde seduto sull’asfalto, tra le due auto.
Le mani a lambire il taglio, il sangue a gorgogliare in gola.
Prima di chiudere gli occhi, solo per un attimo, riapparve nella sua mente annebbiata l’immagine del giornale sul sedile della sua auto.
Non riusciva a crederci… non era possibile! Poi, senza più forze, provò a mettere a fuoco gli ultimi, piccoli particolari impressi in una sorta di fotogramma indelebile.
Giusto un attimo prima che sparissero dietro la portiera della Bmw blu notte: una borsetta Hermès in pelle verde, ed un paio di scarpe di vernice dello stesso colore, con tacco 12.