Doveva sempre andare in bagno. Ovunque fossero,
invariabilmente a un certo punto Claretta esordiva così: “devo fare la pipì”.
Sempre nel bel mezzo di qualcosa. Giulia sospettava che il nuovo, spasmodico
bisogno di sua figlia non fosse, come dire, spontaneo ma inculcato dalla
suocera che aveva questa mania di organizzazione femminile che lei non aveva
mai avuto. All’età di Claretta, a cinque anni, Giulia si teneva tutto, pipì
compresa. A sua madre bastava che se ne stesse zitta e buona. Non per questo
era cresciuta traumatizzata, anzi. Era molto più libera di sua figlia che certo
non sarebbe sopravvissuta ad un’esperienza diversa dal solito viaggio a San
Benedetto del Tronto che da ormai quattro estati facevano.
Così si erano fermati nel primo autogrill al 37° chilometro di autostrada.
- Scendo anch’io così mi sgranchisco le gambe - esordì Nicola. In realtà,
Giulia lo sapeva, si sarebbe fumato una bella sigaretta lì fuori. Lui guidava e
sembrava che questo lo esonerasse dal fare qualsiasi altra cosa. I panini per
il viaggio, ad esempio. O le sue valigie. O accompagnare sua figlia in bagno.
Mentre tirava giù la salopette di Claretta che non era mai capace di slacciarsi
i bottoni –questo avrebbe dovuto insegnarle sua suocera! - Giulia pensava ai
primi viaggi con Nicola in Grecia. Era un’altra persona ormai. Non avrebbe mai
pensato di preparare panini.
- Mamma, quanto ci manca?
- Poco. Tirati su la salopette, dai, che andiamo.
- No, no! Io non ci vengo!
- Vuoi rimanere qui? Ti lascio qui, va bene?
Giulia si domandava come era possibile aver fatto nascere e crescere una
creatura così irragionevole ed estranea in casa sua e nel suo corpo. In
mutande, davanti al water, Claretta faceva i capricci. La tentazione di abbandonarla
davvero lì diventava sempre più forte. Giulia le tirò su la salopette con forza
e la trascinò fuori dal bagno.
-Prendiamo una cosa da mangiare, vuoi? - le chiese, per prevenire possibili crisi
isteriche che non avrebbe saputo affrontare. Sapeva che avrebbe dovuto
sgridarla, ma era stanca di fare le cose per bene. - Voglio questo!- urlò
Claretta che nel bar dell’autogrill aveva adocchiato degli ovetti di cioccolato
con pupazzetti. Giulia ne pagò uno alla cassa insieme a un caffè che si bevve
al bancone, mentre teneva d’occhio Claretta che, mangiando l’ovetto, si
addentrava nei corridoi a zig zag dell’autogrill. La seguì, imboccando la prima
fila con esposti i prosciutti emiliano-romagnoli. Il corridoio svoltava nel reparto creme
per il corpo.
- Claretta? Dove sei? - Stava per girare nella fila dei Dvd, quando le parve di
sentire una voce maschile familiare dietro ai coloranti per capelli.
- Non posso parlare ora…
Giulia si fermò. Sembrava Nicola, ma sussurrava così tanto che non si capiva.
- Certo piccola, anch’io ho voglia di sentirti…
Giulia si mise una mano sulla bocca che le si era aperta forse per lo stupore,
forse per urlare. Piccola?
- Ti penso anch’io e vorrei tanto
essere lì con te… noi due ... come l’altra sera.
Il primo pensiero di Giulia fu che avrebbe voluto non sentire nulla. Non essere
mai passata di lì. Avrebbe voluto che quella incontinente di sua figlia si
fosse tenuta quella maledetta pipì.
- Torno presto, sai che non ce la posso fare a stare lontano da te...
Giulia si era accovacciata per terra tra i flaconi di shampoo più economici, in
basso. Ne afferrò uno a caso contro la forfora. Non sapeva cos’altro fare. Forse
emise un gemito, forse trattenne il respiro.
- Ma non arrabbiarti! Non è colpa mia, se mi hanno costretto a questo viaggio
di lavoro.
Viaggio di lavoro? Ma allora forse non era Nicola.
- Ma certo, lo sai com’è il mio capo. Tra tre giorni sono di ritorno, te lo
giuro… Ciao amore, ciao, ciao.
Giulia rimase in quella posizione, in silenzio, col flacone di shampoo in mano.
Non era Nicola! Lui non era via per lavoro! E non tornava certo tra tre giorni!
Le sembrava di volare per l’improvvisa leggerezza che sentiva nel cuore: era lo
shampoo a farle da ancora.
- Mamma, mamma!- Claretta arrivò correndo, e Giulia era così felice che le
stampò un bacio in fronte. - Dov’eri, amore mio? - le chiese.
- Ero qua dietro, guarda! - le mostrò un libro di fate.
- Dai prendilo, andiamo a pagare e torniamo in macchina da papà.
Mentre pagava, si domandava come aveva potuto pensare a una cosa così assurda. Da
Nicola, poi: ne avevano fatte troppe assieme!
- Quanto ci avete messo?- esordì lui, quando salirono in macchina. Claretta gli
sventolò davanti un pupazzetto e un libro. Giulia lo guardò, con uno strano sorriso
e uno shampoo in mano. - Scusami, eccoci qua, le tue ragazze sono prontissime! -
scherzò lei.
- Non pensavo fossi così entusiasta di andare al mare!
- E invece lo sono! - Giulia scrollò le spalle, rise e gli
mandò un bacio. Nicola la guardò e mise in moto.
Doveva escogitare qualcosa per dirle che sarebbe dovuto rientrare dopo tre
giorni. Se no, Michela lo avrebbe ammazzato. Non sapeva neanche che era
sposato.